Su un famoso social network ho letto numerosi commenti di equidistanza nella questione Israelo/Palestinese. Commenti che mi hanno riportato alla memoria proprio quel famigerato slogan utilizzato dal quotidiano “Lotta Continua”. Né con Israele, che ha ridotto i palestinesi a vivere in una riserva come gli indiani, né con Hamas, che uccide civili innocenti. Oppure “sempre con le persone, mai con gli Stati”.
Oserei dire che queste prese di posizione non mi ripugnano del tutto, perché c’è un fondo di verità. Io credo molto nello Stato come entità: una comunità di persone che condivide gli stessi valori di base, pur nelle proprie differenze. Credo fermamente che l’unica forma di Stato in grado di garantire i diritti e il benessere di tutti sia quella dello stato laico. Lì, in Medio Oriente, non esiste nessuno stato laico. Israele lo è forse nella forma, ma non lo è mai stato nella sostanza.
Ritengo che Israele abbia la sua grossa parte di responsabilità nell’attuale situazione geopolitica nella striscia di Gaza. Non dimentico il brutale assassinio di Yatzhak Rabin ad esempio e di come una parte della società israeliana lo giustificò. Non dimentico che l’ascesa dell’attuale primo ministro Netanyahu è figlia e conseguenza quasi diretta di quell’assassinio. Il suo partito. il Likud, è il mandante morale della sua morte e oggi è al governo di quella nazione. Le proteste contro la morte di Rabin durarono poco e gli israeliani hanno mandato al potere proprio il partito che più si opponeva alle sue idee. Perché le democrazie funzionano così e purtroppo la memoria dei popoli non funziona tanto bene, basta fare leva sulla paura e sulla propaganda per vincere.
Eppure, nonostante tutto, io non posso neanche lontanamente pensare a un esito favorevole per Hamas. Non posso, anzi, immaginare un avvenimento più nefasto per l’occidente intero. Perché se l’estremismo del Likud mi fa paura (e ho anche postato qualche tweet al riguardo, prima che scoppiasse la guerra), so che quell’estremismo è mediato da una parte importante della società israeliana che stava protestando ed era contraria. L’estremismo di Hamas invece non ha alcuna mediazione, è l’estremismo jihadista di chi crede che gli infedeli, ancora più se ebrei, possano essere sgozzati come capre. L’estremismo jihadista è proprio l’antitesi della mia idea di stato laico.
In un quadro più complesso poi non mi sfugge un disegno di caos e distruzione dei valori democratici che tutti noi dovremmo difendere. La nostra società è imperfetta, ma nella sua imperfezione ci ha concesso libertà, benessere, opportunità di crescere e imparare, che è sconosciuta alla quasi totalità del resto del mondo. I più grandi oppositori del sistema occidentale si sono formati grazie a scuole e università occidentali, spesso gratis. Proprio questa capacità di conoscere, sapere, la nostra libertà e il nostro benessere ci hanno reso critici verso noi stessi, perché vediamo il male che abbiamo compiuto, ce ne vergogniamo. E soprattutto vediamo le cose che non funzionano nella nostra società e vorremmo cambiarle, con ogni mezzo.
Ma la vittoria di quei paesi che odiano il nostro modello di vita, lo vogliono disconoscere, rischia di far sì che il male si innesti come un cancro anche nelle nostre società, distruggendole dall’interno. Cosa che sta già accadendo, visto che anche da noi è il pensiero estremista quello che domina la società e la classe politica, mentre il pensiero mediato, la capacità di confronto e di discussione è stato minato alle fondamenta. L’uso stesso della parola “libertà” ha ormai dei connotati strani, visto che spesso viene utilizzata da forze politiche o giornalisti che hanno un concetto di libertà piuttosto bizzarro.
L’Ucraina, poi i colpi di stato in Niger, in Gabon (ma in totale sono 8 negli ultimi 3 anni), il Nagorno Karabakh, ora Israele e non dimentichiamo che la Serbia sta ammassando carri armati al confine del Kosovo e non mi sorprenderebbe se tra poco dovessero arrivare brutte notizie anche su quel fronte, infine Taiwan. Io fatico a ritenere questa potenziale (ma in parte già avvenuta) catena di eventi casuale.
Noi, che ci accapigliamo per una partita di calcio, che ci preoccupiamo del cambiamento climatico scrivendolo sul nostro cellulare appena acquistato perché l’altro era diventato lento, noi che ci azzuffiamo sui grandi temi, ma anche sul nulla più assoluto. Noi che pensiamo di vivere in un mondo ingiusto, come se la giustizia, i diritti umani, fossero concessi per grazia divina e non un complesso sistema di forze che si mantengono in equilibrio fra di loro. Noi, noi occidentali, questo insieme di culture anche così diverse fra loro, ma accomunate da alcuni valori simili, quando il cielo si farà scuro, saremo in grado di difendere le nostre conquiste o i nostri valori? Oppure perderemo, senza nemmeno il bisogno che contro di noi sia stato sparato nemmeno un colpo di mortaio?
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20 commenti su “Né con lo Stato, né con le BR. Occidentali che Sbagliano.”
Io mi chiedo se davvero esista un Noi, qui in Occidente, se davvero il sistema di valori che ci accomuna possa essere un collante abbastanza forte da tenerci uniti di fronte alle sfide globali. Noi… noi chi? Noi “occidentali”? Noi europei? Noi italiani o noi tedeschi? Noi romani o noi milanesi?
La nostra inettitudine nel creare un fronte unito – nel costruire un Noi coeso che sia in grado di guardare oltre le proprie mura – mette a nudo una fragilità strutturale che ci rende estremamente permeabili alle minacce esterne, inconsapevoli dei cambiamenti che si agitano oltre il nostro confine visivo. Stiamo qui a far questione di lana caprina su tutto, in nome di non so quale principio civico, a porgere l’altra guancia mentre il nemico intanto ci prende a calci nelle costole. Il mondo va a fuoco, la violenza dilaga, e “Noi” continuiamo a sentirci protetti, nella nostra culla ovattata fatta di libertà e benessere posticcio. “Noi” qui a chiederci: “ma li hanno decapitati o no quei bambini? beh, perché se non li hanno decapitati… allora cambia tutto”. Cosa? Cosa cambia?
Ucraina, Israele, Taiwan, Kosovo, Sahel, Azerbaijan… sono posti esotici, lontani, gente che vive nelle tende e indossa strani copricapi. Perché aiutarli? Ti pare che il nemico arriverebbe ad attaccare il cuore dell’Europa? Credo sia questa l’ultima domanda che gli ucraini, seduti sul divano a godersi la loro serie Netflix preferita, si sono fatti la sera prima che i missili russi iniziassero a cadere su Kiev.
Abbiamo la tendenza a pensare che le tragedie globali siano lontane, relegando la preoccupazione ai titoli dei giornali. L’illusione della sicurezza e la convinzione che l’epicentro del conflitto sia sempre altrove sono le nostre più grandi vulnerabilità. C’è gente, dall’altra parte della barricata, che non ha nulla da perdere ed è pronta a farsi saltare in aria, a sgozzarci tutti come maiali pur di toglierci quel che abbiamo. E “Noi”? Cosa siamo disposti a perdere per difendere il nostro mondo? Aspè, alle 4 ho judo e domani il mutuo da pagare, e poi dire che sono “equidistante” fa tanto fico, fa tanti like sui social. Che me ne frega a me.
A me, non a “Noi”. È questo il punto.
La somma di molti individualismi, indipendentemente dalla sovrastruttura valoriale o ideologica che li tiene insieme, non fa una collettività, non fa un fronte comune, e ho timore, molto timore, che apriremo gli occhi troppo tardi.
Cosa possiamo fare per aprire gli occhi, adesso? Grazie di questa sua riflessione, è bella e saggia -anche altre precedenti-. Apre gli occhi, la mente e fa pensare.
Condivido il timore, ma coltivo la speranza che si possa fare qualcosa. Penso che “il nemico” sia già in casa, nel cuore dell’Europa, perché ci abbiamo fatto affari, ci ha nutrito, l’abbiamo nutrito. Chi è il nemico? Lascerei agli studiosi la risposta. Io “da normale”, credo sia trasversale…cioè tutto quello che porta -nel corto o lungo termine- il buio sui valori come le libertà, il rispetto della vita, il rispetto degli altri.
Il paradosso è che, scaltramente, ingenuamente, inconsciamente o utilitaristicamente ma in ogni caso l’abbiamo invitato noi in casa e con le nostre mancanze, interessi o fragilità l’abbiamo facilitato ad attaccarci.
Sono anni che dormiamo e zoppichiamo nel riconoscerci in questa identità europea…Ancora fatichiamo con quella italiana, figuriamoci con quella europea. Ci credevo, ma onestamente è sempre più difficile capire questo processo, sempre in divenire e sempre più un’accozzaglia di diversità, uniti forse solo a fini economici.
Difficile ammetterlo, ma forse è meglio partire da qui, dalle difficoltà, piuttosto che ‘siamo tutti insieme, la diversità è bella, ci vogliamo bene’ per poi ritrovarci con altre Brexit, conflitti interni, sociali, ai confini, ecc…
Spero che ci sia qualcuno illuminato che ci svegli sui rischi che corriamo…Non certo qualcuno che segue ideologie o utopie, né tantomeno ingenuo o seguace di estremismi vari. Qualcuno che conosca davvero la vita reale, il quotidiano, quanto pesa la diversità, ma anche di macro-realtà e ci indichi quali rischi corriamo per l’eccesso di individualismo, mancanza di visione/direzione, se/quali valori su cui contare…Che ci indichi come costruire davvero un ‘noi’ e perché è importante.
Fatico, ma spero. Cosa possiamo fare?
Nè con lo Stato nè con le BR fu una boiata pazzesca della fine degli anni 70. Chi lo diceva allora e chi lo dice oggi rispetto ad Hamas/Israele, provi a pensare di avere i propri figli o parenti ostaggi. Così come i rapimenti sequestri di fine anni 70.
Riflessioni pertinenti e azzeccate. Se non ci svegliamo, temo che perderemo. Non per i colpi di mortaio, ma perché continueremo col sonno o preferiremo scegliere di dormire e continuare a dibattere di cose futili.
Occorre qualcuno coraggioso che ci svegli e aiuti a capire quanto queste nostre culture siano diverse ma simili, quali siano i valori simili, e le conquiste fatte.
Certo, possiamo vergognarci del male fatto, ma non possiamo auto-flagellarci. Essere troppo critici con noi stessi non può ledere le nostre libertà, ma può essere un passaggio verso un nuovo approccio/metodo/sistema.
Se in occidente siamo brutti e cattivi perché tanti vogliono venire? Perché persino figli e famiglie di potenti russi, arabi & co. hanno studiato e vogliono viverci? Questo abbiamo e questo dobbiamo proteggere. Ok, modificabile. Quali le alternative?
Temo però che siamo troppo divisi, ingenui, sonnolenti, stanchi, inconsci, superficiali e corruttibili per gestire questi “attacchi” del nemico, che abbiamo lasciato entrare in casa ormai da troppo tempo. Non si tratta di essere razzisti o discriminare, ma di capire chi siamo, di essere vigili, e difendere le libertà, incluso la libertà di dissentire senza essere insultati. Di praticare rispetto, libertà e raziocinio.
Voi, in cosa vi sentite occidentali?
In cosa vi sentite europei?
Difficile accettare questo progetto europeo, sempre in divenire, zoppicante, sofferente, minacciato…Ci credevo, ma sono ormai disillusa, vedo agglomerati di gente, molta competizione, meno voglia di essere aperti, e molti scopi utilitaristici, economici, commerciali. Forse solo riconoscendo che l’integrazione è difficile, possiamo fare un passo avanti?
Non parliamo poi di immigrazione mal gestita e illegale, sempre più pressanti sul quotidiano del cittadino medio…E, mi chiedo, in cosa dovrebbe esser fiero come occidentale? Francamente, ci credevo, ma ho dovuto ricredermi, perché alcune condizioni non permettono coesistenza civile. È questo l’occidente che vogliamo? Che dovremmo difendere?
Parliamo di valori europei…Credo che davanti a tante situazioni di crisi intorno all’Europa, bisognerebbe avere il coraggio di rimettere, temporaneamente, i controlli alle frontiere, di aver maggiore controllo su visti e passaporti a stranieri (russi, bielorussi, ecc.). Ok, Schengen è sacro…Ma i tempi son cambiati e fermarci sarebbe un passo necessario per poi ripartire meglio.
Credo che la conoscenza e l’uso dell’inglese nel nostro Paese, come in altri, sia un passo fondamentale per sentirci più europei. No, non si perde la propria identità, si convive e semmai rafforza.
Io voglio difendere la mia cara vecchia Europa, il mio caro Occidente…Ditemi come e ci sarò.
Scusate, aggiungo solo che un passo utile alla ricerca di valori simili potrebbero essere programmi efficaci di friendshore, non solo economici ma etici.
E per questa “umanità del globo”, potremmo parlare di più del valore della vita umana e più di spiritualità che non di religione, o spiritualità attraverso le religioni.
Cose da tempi futuri, in cui io non ci sarò più, ma iniziare a parlarne potrebbe essere un buon passo avanti verso i valori simili.
Silvia, il suo commento mi ha molto colpito e la ringrazio.
Bella l’immagine che hai creato per il tuo articolo, Doxaliber. Leggendolo mi è venuta davanti un’altra immagine: quella di un gattino che guardandosi allo specchio si vede una tigre e poi di fronte alla ciotola d’acqua trema perchè non sa quanto sia profonda!
Concordo su tutto. I valori occidentali sono in grande pericolo, l’Occidente è in grande pericolo perchè la grazia divina non esiste, perchè siamo abituati da troppo tempo alla pace e da troppo tempo abbiamo vissuto da cicale piuttosto che da formiche, perché abbiamo sempre pensato che il bene( l’Occidente) alla fine vince sempre sul male (l’Oriente) grazie anche all’America che alla fine arriva sempre a salvarci. Noi cittadini liberi d’Occidente, perderemo perchè la nostra libertà ci ha portato a non essere uniti. Questo è il paradosso.
Per Netanyahu si mette decisamente male.
Concordo con il discorso sulle colpe di Israele, ma non dimentichiamo il carattere predatorio e rapace del suo colonialismo.
Hamas fa ribrezzo come i tagliagole di qualche anno fa, in fondo la matrice è quella. Ancora più raccapriccianti sono coloro che in occidente ne giustificano l’operato.
La parola “libertà” ha assunto dei connotati talmente strani che attualmente si fa coincidere con il diritto di soffocare le libertà altrui, almeno così a me sembra.
E l’Occidente effettivamente è diviso, tutt’altro che coeso. Stringendo il campo e parlando di EU, non posso fare a meno di pensare i paesi che la compongono come atomi di gas nobili contenuti forzatamente dentro una bombola. I gas nobili sono quelli che non formano legami covalenti con nessuno, stanno insieme nella bombola perché essa è sigillata ermeticamente. Cosa faranno quando il cielo si farà scuro? Forse l’elio gonfierà tanti palloncini colorati.
Concordo in pieno. Mi spingo a suggerire che una possibilita’ di uscita per i palestinesi c’e’: arrendersi, consegnarsi mani alzate e bandiera bianca, consegnare le armi, rivelare i nascondigli, i covi i tunnel. Un popolo palestinese in pace con un vero desiderio di pace manderebbe in crisi sia la parte che citavi di Israele sia tutte le classi politiche incapaci e corrotte che sulla Palestina hanno basato il loro potere da Erdogan ai paesi arabi per arrivare al fascismo dichiarato di Ayatollah, Hamas, Hezbollah e Sceicchi vari che su tutta la sofferenza del popolo palestinese si arricchiscono a dismisura.
Condivido ogni riflessione e ogni dubbio, sapremo mantenerci liberi lottando ? Nemmeno io credo alla casualità di queste guerre, guerre si chiamiamole con il proprio nome,il cerchio si stringe attorno ad un Europa sonnacchiosa
Sono molto d’ accordo sul contenuto, e sulle critiche ad Israele che trovo corrette e giuste. Ma Hamas è ORRORE allo stato solido, spero che Israele trovi dentro di sè il coraggio di non abusare della sua forza.
Completamente d’accordo
comandante non credo che saremo pronti. Siamo un popolo “libero” che confina con altri popoli “liberi”,vediamo questi orrori con il telescopio,come fossero pianeti lontani.
L’ultima riga è un’unghia lunga e deforme come quella di un vampiro, e mi ha scavato un buco profondo fino ad arrivarmi al cuore: “Oppure perderemo, senza nemmeno bisogno che contro di noi sia stato sparato un colpo di mortaio?” E mentre taglia e affonda, mi fa pensare a due immagini. Anzi, a due momenti fondanti proprio della storia di Israele.
Una è la rivolta del ghetto di Varsavia. Nel 1943, per un mese, gli ebrei destinati ai campi di sterminio si ribellarono, raccolsero le armi e attaccarono i tedeschi. Morirono a decine di migliaia, ma in piedi, non come agnelli mandati al macello. Fu la prima consapevolezza che opporsi era possibile, sia pure a costo di enormi sacrifici: Israele è nato anche così.
La seconda inizia a Masada, la fortezza in Giudea assediata dai romani di Vespasiano. Gli zeloti che la abitavano secondo la tradizione si suicidarono per non cadere prigionieri. Un esempio simbolico così potente che oggi le reclute dell’esercito salgono alla rocca per un giuramento che, con la formula “Masada mai più” dice che quel filo non si è interrotto.
Ecco, quando Doxaliber chiede noi cosa faremo quando il cielo si farà scuro, ci interroga proprio sulla forza dei nostri valori e sui sacrifici che saremmo disposti a compiere, anche solo in termini di impegno quotidiano. Se sappiamo capire se ci sia, e dove porre il confine tra la resa degli agnelli o il ricordare che “freedom is not for free”, la libertà non è gratuita.
Analisi impeccabile. Da leggere e rileggere
Condivido tutto. È vero che vediamo il male che abbiamo compiuto e ce ne vergogniamo, ma perché non siamo in grado di pensare un sistema che ci traghetti verso il cambiamento dei valori che abbiamo bisogno di modificare per incamminarci verso un mondo più giusto ?
Condivido. Bella domanda. Contiene però degli assunti/presupposti da destrutturare per poi capire meglio dove andare… Cioè :
– chi deve pensare il nuovo sistema? a chi conviene?
– chi vuole il cambiamento di valori? Di quali valori? A chi conviene il cambiamento?
– “un mondo più giusto”, rispetto a cosa? Può davvero esistere un mondo “più giusto”? A chi conviene “il più giusto”?
Forse sarebbe meglio partire da…”niente è giusto nella vita, nel mondo”? Lo fai “giusto”.
Volgarizzo e semplifico: ad es. il mio Euro3 diesel, mio gioiello superfunzionante di auto, non è più “giusto” per questo “mondo”, ma guardando bene i dati e altri parametri, posso dire – e provare- che sono io che subisco un’ingiustizia e imposizione nel doverlo cambiare. Qual è il mondo più giusto, quindi?
Anche se faccio fatica, so che ormai devo/dobbiamo ragionare considerando interessi e convenienza se vogliamo pensare/proporre un nuovo sistema, regole e comportamenti pratici, e per rimanere vigili e consapevoli.
Ottimo commento, difficile leggerne di così equilibrati (almeno dal mio modesto punto di vista). Purtroppo le ultime notizie in arrivo – specialmente dalla fazione repubblicana degli USA, stato che é sostanzialmente il capofila dell’Occidente – non lasciano ben sperare riguardo alla difesa comune dei valori occidentali.
Mi mancavano le lucide riflessioni di Doxaliber
Io direi “ne con lo Stato ne con Dio”, elogio la fuga con la u. Annusare gli odori di guerra e di persecuzioni, esse sempre in ascolto come gli animali e poi si scappa, con i tuoi cari, pianificando rischi e percorso.