Scrivo questa nota con la piena consapevolezza che molti, leggendola, la troveranno sgradevole e proveranno un senso di ripulsa nell’immaginare come certi concetti si tradurranno nella realtà. Però, credo che sia necessario dare degli elementi su quella che solo a una valutazione superficiale può essere considerata esclusivamente un’operazione militare. Purtroppo, le premesse per una resa dei conti, una vera e propria vendetta tra due comunità divise da un odio di proporzioni inusitate, entrambe convinte di lottare per la sopravvivenza, ci sono tutte. Qui non è più questione di contendersi la terra, ma di distinguere chi, tra dieci anni, esisterà ancora come popolo.
Ed è in questo scenario che molte delle leggi che regolano la guerra verranno violate e ciò che è in predicato di accadere potrà non rispondere alla logica. Se non fosse per queste premesse, nessun uomo d’armi avrebbe mai nemmeno preso in considerazione di invadere una zona di terra con città popolose, dove in ogni appartamento, in ogni scantinato, in ogni anfratto, possono nascondersi miliziani armati, magari nelle vesti di civili inermi, pronti ad aggredire alla prima occasione l’invasore. Un territorio probabilmente già ampiamente allestito di depositi nascosti di armi, acqua e viveri, disseminato di trappole, rifugi e trabocchetti. Un luogo che non è possibile radere al suolo preventivamente con l’aereonautica o l’artiglieria, vista l’estensione, la grande antropizzazione e la presenza di ostaggi senza arrivare a una tragedia umanitaria che, probabilmente, è esattamente quello che cerca hamas che si nutre e prospera nell’odio per gli ebrei.
Il mio auspicio è che ai vertici delle IDF, ci sia la lucidità e l’energia per opporsi a qualsiasi forzatura politica che spinga verso una escalation in questa direzione che, a prescindere dall’esito finale, rischia di trasformarsi in un danno enorme per l’immagine già deteriorata di Israele e quella definitivamente compromessa del suo governo.
Lo stesso assedio è una misura isterica, priva di ogni valenza militare. I terroristi si saranno già dotati di scorte sufficienti per resistere alla privazione di acqua ed energia elettrica. Inoltre, esistono cunicoli tramite i quali è possibile rifornirsi nonostante il blocco militare. Certo, questo vale per i terroristi di hamas, non per i civili, sui quali ricadrà per intero il peso di questa misura sanzionatoria. Ancora una volta, questo provvedimento andrà a favore della propaganda dei terroristi, che non vogliono altro che condividere in rete le immagini di bambini morti sotto i bombardamenti o sottoposti alle privazioni dovute alle infezioni, alla fame, alla sete e alla mancanza di medicinali.
Anche il destino degli ostaggi entra in questa logica di odio. Da parte israeliana, la mentalità è che se una persona è in ostaggio, il paese farà anche oltre il possibile pur di recuperarla o, almeno, di recuperarne le spoglie, ma ciò premesso, chi è prigioniero è di fatto un soldato che combatte come quelli che rischiano la vita per recuperarlo. Per questo, la morte è un’opzione possibile così come lo è per un qualsiasi militare in combattimento. Le singole vite hanno grande valore, ma la sopravvivenza del popolo di Israele viene prima di ogni cosa. I terroristi di hamas, dal canto loro, useranno quelle persone senza la minima pietà. Gli ebrei sono sacchi di carne, non sono persone, e come tali la loro vita non ha alcun valore a prescindere da sesso, età o condizione fisica. Neonati, anziani, donne, civili ebrei non sono esseri umani, ma degli untermensch, come amavano definirli i loro orribili predecessori nazisti. D’altra parte, il fanatismo li porta a non avere a cuore nemmeno la vita dei loro fratelli sacrificati allegramente come scudi umani o come protagonisti di tragici video di propaganda. Gli stranieri non ebrei probabilmente saranno utilizzati per operazioni di marketing o per dare lustro all’autorevolezza di un mediatore amico, come il Qatar.
Esclusa l’opzione dell’invasione (almeno spero) e constatata l’inefficacia del blocco di acqua e elettricità, alle IDF restano poche carte da giocare. La prima e più importante è assicurarsi che nessuno approfitti di questo momento di debolezza e confusione per aprire un altro fronte, magari lungo la Linea Blu. Hezbollah è un nemico temibile in possesso di un numero enorme di razzi. Il suo coinvolgimento va evitato a ogni costo. In alternativa, piuttosto che trovarsi pugnalati alla schiena, dal punto di vista strategico andrebbe valutata la possibilità di un attacco preventivo i cui esiti, però, dovrebbero essere la totale incapacitazione della forza paramilitare libanese. Non sono convinto che ci siano i mezzi e la determinazione per procedere in questa direzione a meno di un intervento diretto degli americani che attualmente mi appare improbabile. Stessa fermezza va indirizzata nei confronti di qualsiasi possibile aggressore. Anche se non lo ha mai ammesso ufficialmente, Israele dispone di capacità distruttive potenzialmente definitive. Onestamente, non credo che si possa arrivare a questo, ma, per esperienza, so che non sarebbe la prima volta che Israele inaugura modalità di combattimento precedentemente mai utilizzate da nessuno.
Per Israele rimangono delle necessità indifferibili. La prima è l’eliminazione definitiva di hamas, anche se questo non vuol dire necessariamente che non nasca un nuovo gruppo con attitudini addirittura peggiori. La guerra contro lo jihādismo non è un problema della sola Israele, ma del mondo intero, russia compresa. È stato veramente un delitto imperdonabile che proprio la russia abbia distolto per così lungo tempo l’attenzione da un cancro che può estendersi in tutto il mondo con metastasi micidiali per l’intera infrastruttura delle società non confessionali.
Israele può decapitare hamas, ma non può fermare lo jihādismo. Per questo, la distruzione della minaccia interna va accompagnata da una forte azione di moral suasion per coinvolgere tutti gli alleati in una lotta contro ogni forma di integralismo terrorista. Fortunatamente, la proverbiale frammentazione del mondo musulmano può rivelarsi un fattore determinante nell’affrontare questo problema.
Molta attenzione va posta anche alla gestione del consenso internazionale aprendo immediatamente un fronte nel campo della comunicazione per contrastare la nota capacità dei terroristi di creare consenso diffondendo informazioni esagerate, molto spesso false, per far presa sul ventre molle dell’occidente, ignaro della crudeltà di certe formazioni e facilmente suscettibile alla lacrima da social, fatta di like e immagini raccapriccianti. Qui è fondamentale non lasciare il pallino ad hamas per evitare che questo episodio diventi fattore scatenante per l’ennesima ondata di antisemitismo.
Più nell’immediato, va accettata qualsiasi mediazione credibile per recuperare il maggior numero di ostaggi, tenendo ben presente che, probabilmente, sarà comunque necessario pagare un pegno sanguinoso.
Una volta ottenuto un risultato anche parziale su questo punto, andrebbe incoraggiato lo spostamento delle popolazioni civili palestinesi dalle zone oggetto di operazioni militari. Anche in questo, non ci si può attendere miracoli. hamas, già in passato, ha represso nel sangue i tentativi delle popolazioni civili di abbandonare le zone di guerra (senza però postare i video). Però si tratta di uno step indispensabile. Infine, bisogna avere pazienza e affrontare la Striscia con operazioni limitate, precedute da infiltrazioni e acquisizioni di informazioni via tecnologica che possano fornire indicazioni su dove colpire limitando le perdite ed eliminando puntualmente i centri di resistenza.
Quindi, anche se la sete di vendetta spinge a un’operazione in grande stile, quello che l’esperienza consiglia è una lenta, progressiva, erosione che può durare mesi o anche anni. Tempo che Israele può usare per isolare i suoi estremismi interni, ritrovare quella coesione e quello spirito nazionale che sono sempre state le sue vere armi vincenti. Aprire, inoltre, un fronte di trattativa con quella parte di comunità palestinese, che esiste ed è probabilmente maggioritaria, che vuole trovare infine una soluzione di convivenza, senza cedere alle lusinghe suicide dell’oscurantismo religioso. E tutto questo, in un quadro di instabilità internazionale che, ormai, è criminale ignorare. Lo jihādismo, le ambizioni iraniane, quelle russe e quelle cinesi sono una mano di poker molto forte in possesso del caos che bisogna affrontare senza più tergiversare.
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51 commenti su “L’Assedio di Gaza”
Grazie per l’approfondimento chiaro e utile, e sarebbe bello se anche la stampa usasse la stessa pacatezza (e competenza) con cui spiega una situazione drammatica.
lei riesce a chiarirmi le idee con atgomenti inoppugnabili, la ringrazio e la seguo
Grazie a lei.
Analisi perfetta. La situazione è Molto complessa e un attacco di terra sarebbe drammatico, non solo per l’elevata perdita di vite umane da entrambi le parti ma per un certo assottigliamento di soldati IDF che, in un futuro prossimo lascerebbero sguarniti i territori e sarebbe preda (dopo si!) di eventuali attacchi in forze dei paesi Arabi più estremisti.
Per cui fossi Bibi (che politicamente è finito a prescindere) eviterei gli atti di forza lasciando ampio spazio alle trattative. Questo per non suicidare il suo governo e farlo morire di morte naturale, per non indebolire la IDF, per non mostrare il fianco di Israele
Il fattore numerico è fondamentale in un paese. Con meno di 10 milioni di abitanti.
Da qualsiasi parte si guardi questa vicenda faccio fatica a vedere una soluzione facile e indolore. Temo che le ripercussioni possano interessare l’occidente ben oltre il punto di vista economico. Al di là del conflitto Israelo-palestinese non dimentichiamo che stiamo parlando di una religione che è “nata” con l’idea di incorporare (spontaneamente o con la forza) nella “casa dell’Islam” le terre fuori dalla sua unità, per portare così la pace universale. Questo concetto binario di ordine mondiale continua a essere la dottrina ufficiale dell’Iran, al punto di essere inserito nella sua Costituzione, oltre che delle varie minoranze armate e gruppi terroristici.
È una riflessione da approfondire.
“Aprire, inoltre, un fronte di trattativa con quella parte di comunità palestinese, che esiste ed è probabilmente maggioritaria, che vuole trovare infine una soluzione di convivenza, senza cedere alle lusinghe suicide dell’oscurantismo religioso”
Non sono d’accordo su questo passaggio. Purtroppo Hamas e gli altri partiti oltranzisti islamici (almeno due: Hezbollah e il Movimento Jihadista) sono già ampiamente maggioritari, tant’è che Abu Mazen rinvia ormai da anni le elezioni perché sa che l’ala oltranzista vincerebbe a mani basse. Purtroppo la polarizzazione globale sta facendo sentire gli effetti anche lì e i margini di trattativa sono praticamente azzerati.
Anche l’immagine di Bibi come soggiogato dall’ultra destra andrebbe un attimo rivista togliendo le lenti delle nostre categorie. Una delle cose che gli vengono contestate in patria è proprio quella di essere troppo aperturista sul fronte del dialogo…
Non ne vedo via di uscita… bisognerebbe capire ora se la reazione sarà soltanto all’interno di Gaza o se si mirerà all’estero. E io ho paura che il primo target sia l’Iran….
Speriamo di no. Una escalation sarebbe ferale.
Per me questo evento si colloca nella strategia del nuovo ordine mondiale. “Territori occupati” è il minimo comun denominatore con l’Ucraina.
Oso scrivere due righe per esprimere il mio pensiero – che ho maturato negli anni – riguardo alla jihād in generale.
A mio parere le considerazioni politiche & geopolitiche, economiche e quant’altro sono punti di vista validi, ma insufficienti a spiegare l’efferatezza degli orrori compiuti da questa gente (che si chiami isis,hamas,hezbollah ecc ecc poco cambia).
Qui stiamo parlando di gente che si fa fare il proprio funerale un mese prima di compiere certe “imprese”.
Stiamo parlando di esseri umani che tengono permanentemente incinte le loro donne (con rigidi parametri: se muore il marito, la deve mettere incinta il fratello del marito, e così via) al fine di avere sempre nuova “carne da cannone” a cui instillare l’odio fin dall’infanzia e
come secondo fine sacrificarli -tranquillamente- anche loro, oppure servirli alle telecamere occidentali come si fa coi video di gattini su tiktok (che vengono prima maltrattati e poi “curati” a favor di telecamera, sapevatelo).
La condizione femminile di quelle popolazioni ha una sua precisa ragione, ed è difatti un punto VITALE della loro cultura tenere le donne sottomesse in quel modo. Sono anche loro una fondamentale arma.
Il caso di Gaza è evidentissimo: tenere un posto del genere volutamente sovrappopolato, con la popolazione in condizioni schifose, sempre. I regimi islamici “amici” potrebbero tranquillamente risolvere la questione umanitaria in breve tempo. Perché non intervengono per aiutare i loro “fratelli musulmani” ?
Perché Gaza deve essere e rimanere una fabbrica di jihādisti. E’ LA fabbrica di jihādisti per antonomasia. Dove la morte è una liberazione, anzi è il compiere un dovere nobile, per loro cavalleresco. E più “nemici” ti porti dietro meglio è. Nemici che possono essere gli ebrei (al primo posto), ma anche fazioni avverse, di qualsiasi tipo.
Sono certo che i terroristi si sono sentiti incredibilmente soddisfatti mentre decapitavano i bambini ebrei. Felici di avere finalmente fatto il loro dovere di scannatori, non vedevano l’ora.
Per loro l’assassinio cruento è una forma di “sacralità”.
Per questo io credo, e spero di sbagliarmi, che siano popolazioni impossibili da “ibridizzare” in occidente, dove la rivoluzione scientifica ha ridotto la religione ad un costrutto estetico, buono per la storia dell’arte e per qualche sermone sentimentalistico, che lascia puntualmente il tempo che trova.
Invece per questa gente la religione è TUTTO, ed è dispostissima ad ammazzare – e farsi ammazzare – per dimostrarlo.
L’atto costitutivo di HAMAS è “morte ad Israele”. E’ talmente semplice.
Ogni essere umano cerca di dare un senso alla propria esistenza. Per loro il senso è quello.
Che dopo qualche furbacchione politico giri sempre attorno alla questione con ampi panegirici, cercando continue ed improbabili “mediazioni”, ok, ci sta.
Ma secondo me il succo è quello.
Parlare di “palestinesi della striscia di gaza che votano” o che ci sia un qualche “dissenso” per hamas o per i jihādisti in generale, o che si possano “isolare” per me sono scemenze totali.
E spero anche qui di sbagliarmi.
P.S.
Lello ti voglio bene.
Io credo che pochi conoscano la reale attitudine culturale di quella setta terroristica. Forse è il caso di farci un pezzo. Grazie Vittorio, te l’ho già scritto su WhatsApp, ma te li ridico di nuovo. Ti voglio bene anche io.
Mi piacerebbe davvero dire che hai torto. Perché se hai ragione non esiste una soluzione ragionevole oltre ad un uso totale ed annichilente della forza. Spazzarli via tutti, nessuno escluso, fregandosene di Convenzioni, leggi di guerra, impatto sui social. Fare a Gaza quello che fu fatto a Dresda e Berlino. Trovare vie di mezzo con animali (umani solo per il DNA) che hanno cacciato centinaia di ragazzi in mezzo ai campi e trucidato decine di bambini non può funzionare in nessun modo. Si può solo annientarli, costi quel che costi e farlo in modo così plateale che per i prossimi 100 anni nessuno abbia il coraggio di riprovarci. Diventando come loro. Ma saremo capaci di tornare indietro, a quel punto?
Spero davvero che tu abbia torto, che almeno i ragazzi, almeno le donne di questo gruppo di belve, siano ancora in grado di ragionare. Ma temo che non sia così. E che Israele farà esattamente quello che ho scritto, entrare a Gaza cercando di limitare i danni, come ottimamente scritto dal padrone di casa, sarebbe una follia militare.
Questi sono articoli di approfondimento che è difficile trovare nelle testate giornalistiche.
Per quelle 50000 lire ti faccio un vaglia.
Esistono ancora i vaglia? 🙂
uomo di poca fede
Vaglia
Grazie come sempre Comandante per l’analisi lucida e illuminante. Il conflitto israelo-palestinese è stato a lungo messo in secondo piano in Occidente, e con esso anche tutto il tema della Jihad, adottando la politica dello struzzo.
Ora che il pallino delle operazioni è in mano ai vertici di Israele, nutro qualche dubbio sulla lucidità e sulla volontà di pazientare per svolgere operazioni mirate come quelle che suggerisce. Spero di sbagliarmi, ma credo che il bagno di sangue sia appena iniziato.
anche io
Abbiamo tutti molto bisogno di questo pensiero lucido, informato, competente in materia militare e scevro da ogni ideologia. E ne avremo bisogno a lungo, temo, data la situazione e come si prospetta. Grazie.
Grazie a lei.
Considerata la forte risposta israeliana e il suo potenziale militare, e la sua determinazione nella vendetta (del tutto prevedibili) in cosa sperava Hamas? Appare evidente che senza un aiuto e coinvolgimento diretto di Hezbollah, e possibilmente Iran, la sua e’ una missione suicida, e purtroppo non solo per i suoi aguzzini.
Sappiamo,come dici bene tu, che per Hamas le vite della gente comune in Palestina sono sacrificabili, ma dovrà pur aver avuto un obbiettivo da raggiungere? Obbiettivo politico, militare che però e’ di fatto impossibile da raggiungere con le sole forze delle sue canaglie/terroristi sgozza bambini.
Gli Hezbollah al confine dopo i primi movimenti sono in stand by, sanno benissimo che Israele vincerebbe, e l’Iran non sembrerebbe minacciare una partecipazione, allora quali risultati avrà prodotto quest’aggressione in grande scala per Hamas? Riesce difficile credere che abbiano agito solo di pancia, e che il tutto sia un “spontaneo” sollevamento delle sue truppe. L’aggressione e’ stata preparata a lungo e sicuramente concertata con i vicini.
Grazie, condivido ed apprezzo moltissimo la tua analisi , ci auguriamo tutti che non avvenga un’ulteriore escalation.
Grazie per il tuo contributo Masha
Le Tsahal sono però superbamente addestrate ed equipaggiate per le operazioni militari in terreno urbano (MOUT). Gaza è su una scala superiore a qualsiasi cittadina o campo profughi dei Territori Occupati, è vero, ma io credo che non abbiano molte alternative. Per distruggere Hamas devono entrare a Gaza, anche se non per restarci.
Sarà strage di civili. Ma dopo quello che è successo ciò è, per Israele, secondario.
Le alternative esistono e qualcuna ho anche tentato di esporla. Un attacco con missioni di S&D sarebbe un bagno di sangue e Israele non è la Cina che ha milioni di effettivi.
Non credo che nessuna di esse sia realmente applicabile. Trattare per gli ostaggi implica riconoscere che Hamas ha vinto una battaglia importante e rafforzarlo nell’opinione pubblica palestinese.
La popolazione non è trasferibile perché nessuno è disposto ad accettarne la presenza (ammesso e non concesso che Hamas lo consenta).
E nel Medio Oriente la forza e percezione della stessa contano molto; e al momento Hamas ha dimostrato una grande forza – sia pure espressa in modo così osceno – mostrando invece l’apparente debolezza israeliana.
Anche in assenza di quest’orrore Israele avrebbe agito con forza più che proporzionale come ha sempre fatto in passato. Ma dopo una strage di tale portata credo non ci sia nessuna volontà di moderazione e che gli unici vincoli siano quelli materiali: come eliminare Hamas, o stroncarla militarmente, senza perdere molti soldati.
Cruda, lucida disamina.
Grazie
Grazie a lei per l’attenzione
Leggo, ringrazio per la chiarezza e l’equilibrio, e mi sento impaurita e sconcerta
Grazie a lei.
Mi auguro che Israele voglia seguire la sua linea e non quella di una vendetta cieca e spietata che non farebbe altro che alimentare il jihadismo nelle sue varie etichette e che con ogni probabilità è il vero obiettivo di Hamas. Pensando a un ipotetico “dopo”, lei crede sia realistico pensare a un controllo sulla striscia esercitato da paesi terzi (Egitto, Giordania, Turchia…) sotto egida ONU ? Potrebbe contribuire a stabilizzare la regione, sempre nell’ottica di arrivare prima o poi a una soluzione “due popoli, due stati” o è una chimera ?
Mi sembra improbabile. E nessuno dei paesi che ha citato è neutrale in questa faccenda. Da israeliano non accetterei mai di far accumulare truppe potenzialmente ostili sulla soglia di casa.
Ma l’orrore agito e continuamente riproposto nei video potrà essere superato o continuerà ad autoalimentarsi incatenando tutti in un odio senza via d’uscita?
Continuerà.
Grazie a te riesco a capirci un po’ di più e a pormi domande che forse non mi sarei posta . Nessun conforto è possibile in questa terra contesa,mi sono sempre chiesta come si può vivere in un territorio senza pace.
In effetti il blocco dell’energia elettrica e dell’acqua andranno a discapito della popolazione aumentandone anzi l’odio. A mio avviso Hamas potrebbe essere il problema minore; Hezbollah e Iran potrebbero approfittare di questo momento di difficoltà di Israele, il mio timore è che, non avendo Israele più la sua antica lucidità, possa reagire nel modo che nessuno ha mai ancora osato nominare
Spero proprio di no, perché poi si scoperchia il vaso di pandora.
La portavoce del Consiglio di Sicurezza Usa, Adrienne Watson ha appena rilasciato una dichiarazione nella quale ribadisce il sostegno a Israele chiedendo però che le azioni siano “proporzionate”, senza specificare quali limiti non andrebbero oltrepassati.
Qualche minuto dopo, ha fatto seguito la dichiarazione di Borrell, più esplicita: “Israele ha il diritto di difendersi, ma deve essere fatto secondo il diritto internazionale, il diritto umanitario. E alcune decisioni sono contrarie a questo diritto internazionale”.
Le sue preoccupazioni, Comandante – e credo anche le sue perplessità sull’utilità e l’efficacia di certe ritorsioni e azioni militari paventate da Israele – sono condivisi dai vertici di Stati Uniti ed Europa. Ho i miei dubbi su eventuali ripensamenti da parte di Israele. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha detto, poche ore fa: “Ho allentato tutte le restrizioni, abbiamo il controllo dell’area e – ha spiegato parlando alle truppe al confine di Gaza – ci stiamo muovendo verso un’offensiva totale”.
Personalmente dubito che i vertici politici e le forze militari di Israele abbiano intenzione di fermarsi. Hanno necessità, per ricompattare l’unità nazionale, di un’operazione in grande stile e soprattutto il più immediata possibile.
Non sono nessuno per sparare sentenze, ma penso che Israele stia finendo dritta dritta nella trappola preparata dai jihadisti. Se Israele entrerà con le forze di terra nella Striscia, è probabile che i nemici aprano altri fronti. Dal Libano e forse non solo da lì.
La Russia sta a guardare, per il momento. In questi anni putin si è rifatto parzialmente una verginità nel mondo arabo, attraverso l’affiliazione delle truppe di kadyrov e la riappacificazione con l’ex Emirato del Caucaso. Anche se molte frange estremiste dell’Islam considerano putin alla stregua dei nemici occidentali, credo che a livello di sentiment poplare mosca sia percepita come alleato ideologico.
Ho una domanda: pensa davvero che Israele possa arrivare ad utilizzare le tattiche nucleari? E poi: quali conseguenze potrebbero avere le violazioni delle leggi della guerra e delle convenzioni internazionali per Israele? L’ONU che fine ha fatto?
Concludo: grazie, davvero grazie, per mettere a disposizione la sua esperienza, la sua capacità di lettura degli eventi e le sue doti di sintesi, che rendono accessibile a chiunque concetti e riflessioni altrimenti ostici. Grazie per aver creato spazioY.
Aldo, come dicevo prima a Stefano, ho paura che la cosa possa sfuggire di mano. Per quanto riguarda la sua specifica domanda, in particolari condizioni, se ci fosse la Betta percezione di una minaccia concreta, la risposta è sì. Qui non stiamo parlando di russi ubriaconi, qui stiamo parlando di gente che parla poco, ma fa quello che pensa sia giusto.
Per me la vera incognita sono gli ostaggi, che apprendiamo essere non solo israeliani ma di diverse nazionalità, bambini compresi. Saranno scudi umani? Saranno uccisi e mostrati al mondo per alimentare il terrore e la potenza di Hamas? Verranno usati come “merce” di scambio? Ognuna delle parti è animata dallo spirito di vendetta, dall’ottenere quanti più soldi e armi possibili, dal mostrare la rispettiva potenza militare. E i civili pagano e pagheranno il prezzo di questa follia che potrebbe estendersi al resto del Medio Oriente. E nel Mediterraneo arrivano le portaerei
Per alcune di quelle persone il destino è segnato.
Grazie per le sue esaustive considerazioni, pacate ma che lasciano davvero tanta inquietudine su quel che verrà.
Per quanto parole pesanti che delineano un futuro difficile per tutto il mondo a questo punto grazie per aver riassunto la situazione attuale in maniera seria senza estremismo. S
Grazie a lei
Questa volta leggendoti non sono riuscito a sfuggire alla depressione nemmeno io. Hai smontato tutte le opzioni di pancia e valutato con tanto rigore quelle di testa che le prime emergono definitivamente impraticabili, e le seconde appaiono disperatamente ridotte.
Trattare sembra l’unica opzione. Ovviamente non con Hamas, ma con chi subirebbe dei severi contraccolpi dal bagno di sangue: l’Egitto, il Qatar, i sauditi. E l’Iran, alzando i toni meglio come comunità internazionale. E punire Mosca aumentando gli aiuti all’Ucraina.
Non basterà, ma la ferita è profonda e servono parole e gesti per ricucire e non per lacerare: alla pancia non piace, ma è un inizio. Aggiungo che per ora c’è l’altra Palestina, ritenuta “moderata”: la Cisgiordania tace, trattenendo il fiato. Forse si potrebbe cominciare da lì.
A te grazie come sempre per la volontà di cercare un punto di equilibrio tra la pancia e la testa: siamo dalle parti del cuore e dei polmoni, lì dove nasce il respiro.
Sei sempre molto generoso con me Stefano. Qui ho ritrovato la giusta dimensione per dare un contributo reale. Sulla vicenda, come si intuisce, non sono ottimista e ho paura che laggiù scappi la frizione a qualcuno.
Grazie ed ancora grazie.
Parole che non fanno presagire niente di buono, ma almeno fanno un po’ di luce nel buio che circonda il mondo in questo momento.
Grazie
Lei è un punto di riferimento importante. Grazie per le sue spiegazioni
Grazie a lei