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Gaza: Premesse, Contingenze e Conseguenze

Le Premesse

Ora che l’orrore per le notizie e le immagini che sono giunte dai confini della striscia di Gaza si è leggermente attenuato, proviamo a fare un ragionamento analitico sui fatti. Quando il 7 ottobre, i terroristi di hamas hanno messo in atto quell’azione che non può definirsi in nessun modo un’operazione militare, ma un vero e proprio pogrom, con tutto l’antico orrore che porta con sé questa parola, quale era il loro obiettivo? Certamente non potevano pensare di infliggere una sconfitta militare a Israele. Per quanto i danni siano stati enormi dal punto di vista umanitario, l’impatto sulla consistenza delle dotazioni belliche israeliane è stato meno che nullo. E nemmeno un gruppo terroristico scalcinato ed estremista mette in atto un’operazione così complessa, che avrà richiesto una preparazione lunga e consistente, solo per un’azione dimostrativa a sé stante. Probabilmente, consapevole dell’attuale stato di confusione politica in Israele, delle oggettive difficoltà degli apparati militari e di intelligence nel rapporto con l’esecutivo in carica e sapendo che l’occidente è esposto su almeno due fronti in questo momento, hamas aveva uno scopo preciso. Accendere una miccia corta sotto la polveriera del medio oriente e scatenare, di fatto, una jihād che, inizialmente deve avere come oggetto Israele e, poi, tutto l’occidente con i suoi infedeli. Capisco che possa apparire una cosa folle, ma chi conosce sa che sono migliaia e migliaia le persone allevate e cresciute in questo credo sanguinario e delirante, una sorta di setta transnazionale di fanatici che a questo obiettivo dedicano intere vite, coordinati da personaggi il cui potere e benessere si regge, appunto, su questa convinzione cieca e brutale che ha come obiettivo un mondo dominato dall’islam e dalle sue leggi. La Palestina e le sue legittime aspirazioni di pace e indipendenza, non c’entrano nulla. Sono uno strumento mediatico di propaganda da utilizzare per raggiungere i confratelli all’estero e per conquistarsi uno spazio di simpatia e supporto in quella parte di occidente che, a volte per antisemitismo, altre volte per antiamericanismo e nella maggior parte dei casi sicuramente per reale empatia nei confronti delle cause umanitarie, funge da inconsapevole quinta colonna del terrorismo jihādista. hamas sapeva bene che premendo i bottoni giusti, ammazzando e sgozzando come bestie civili disarmati, Israele, in crisi di lucidità, avrebbe reagito con una rappresaglia scoordinata, infilandosi in una trappola che rischia di rivelarsi mortale.

Le Contingenze

Chi ha causato la distruzione dell’ospedale a Gaza? È una domanda che richiede una risposta, per motivi politici ed etici, ma che dal punto di vista strategico è inutile. Qualsiasi sia la verità che potrà emergere tramite video, testimonianze, rilievi , dati strumentali e analisi balistiche, il mondo arabo non crederà mai a una versione che scagioni Israele. La macchina mediatica di hamas e l’antica avversione per gli ebrei non ammettono alcuna spiegazione alternativa. In occidente, ormai in piena deriva intellettuale e in una vasta latitanza dello spirito critico, tra la consapevolezza che ogni prova può essere manipolata, che foto e immagini possono essere elaborate dalle intelligenze artificiali, che le testimonianze possono essere compiacenti e nella generale sfiducia per i media e le rappresentanze politiche, l’opinione pubblica che sostiene Israele parte respingerà a prescindere ogni accula, parte si porrà delle domande. Quella che per diversi motivi è avversa a Israele e al complesso politico ed economico occidentale, continuerà a credere alla versione di hamas così come ha creduto a putin anche di fronte a testimonianze inequivocabili. Gli unici ad essere realmente interessati a una spiegazione chiara e definitiva, sono i governi alleati di Israele, e questo solo per non esporsi in dichiarazioni pubbliche compromettenti, perché, per quanto possa essere deprecabile un’azione militare condotta deliberatamente su un ospedale, tutti sanno bene che, strategicamente, un medio oriente dove Israele uscisse sconfitta, sarebbe incontrollabile sotto ogni punto di vista. Tentare di approcciare la questione dal punto di vista razionale è inutile. Pochi sono in grado di fare valutazioni oggettive delle informazioni disponibili, la maggior parte degli occidentali è in preda a un delirio millenaristico e non vuole capire o farsi domande, ma solo affermare le proprie convinzioni, spesso brutalmente, e indipendentemente dalle opinioni altrui. Non fosse stato l’ospedale sarebbe stato altro. Se si inizia a bombardare una città, prima o poi una tragedia si verifica comunque o i tuoi nemici fanno in modo che accada. Si doveva procedere diversamente, lo abbiamo scritto in tanti, ma ormai è storia passata. La trappola di hamas è scattata, il vaso di Pandora si è aperto e non si torna più indietro.

Le Conseguenze

Ora si entra nell’ambito di competenza della sfera di cristallo. La reazione immediata del mondo arabo è stata compatta e ha già le prime conseguenze diplomatiche. Per quanto ci si possa spettare una certa freddezza interventista da quelle nazioni i cui livelli di vita sono ormai molto alti, sarà praticamente impossibile riceverne l’appoggio in caso di conflitto e anche la qualità di un’eventuale azione di mediazione ne risulta compromessa. L’iran sa bene che in un confronto militare diretto avrebbe poche chance, ma nell’attuale situazione di confusione del suo avversario storico, non mancherà certamente di mettere in atto azioni per indebolirlo e consolidarsi nella sua posizione di mini potenza regionale. Oltre la Linea Blu del confine col libano, esistono contingenti ed armamenti di hezbollah in grado di creare un serio problema agli israeliani che dispongono sicuramente di eccellente equipaggiamento, ma hanno forze numericamente esigue che un attacco simultaneo può rendere insufficienti. Sugli spalti, alla Cina sicuramente non spiacerebbe un eventuale allargamento del conflitto, in cui gli Stati Uniti non potrebbero rimanere a guardare. Questo aprirebbe spazi di movimento importanti per la questione Taiwan, visto che nemmeno gli USA possono distribuirsi efficacemente su tre fronti, di cui due rischiano di diventare operativi, alla vigilia di importanti elezioni presidenziali che rischiano di mettere in crisi determinazione e motivazione. La russia riceve un importante regalo, ora che la controffensiva ucraina si sta fermando, per poter consolidare le sue posizioni in un isolamento mediatico che gioca tutto a suo favore e mentre il suo petrolio e il suo gas possono diventare, in prospettiva, di nuovo strategici e indispensabili per l’Europa, in caso di conflitto in medio oriente.

La Conclusione

Credo che questo sia una delle crisi più importanti della storia recente. La globalizzazione ha moltiplicato esponenzialmente le interdipendenze e la penetrazione incontrollata di terroristi in occidente, unita alla sostanziale inconsistenza delle politiche di controllo e di armamento dell’Europa e alla consapevolezza che Israele non è disposta a soccombere, anche a costo di mettere in atto reazioni non convenzionali, rendono complesso immaginare un’evoluzione lenta e razionale della vicenda. Per questo, almeno al momento, la situazione non è buona e può ulteriormente degenerare in una grave crisi economica e militare di portata globale.

Questo pezzo esce listato a lutto per tutte le vittime civili innocenti, di entrambe le parti.

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