Il mito dello Stopping Power
Nel mondo degli operatori di sicurezza esiste un mito. Si chiama “potere di arresto”, in inglese “stopping power”. Esso dovrebbe misurare l’efficienza di un’arma nell’arrestare l’azione violenta di un aggressore. In pratica, quale sia l’efficacia di uno strumento difensivo quando viene azionato.
Nei film, siamo tutti abituati a vedere malviventi che si accasciano dopo un solo colpo di pistola. Nella realtà, questa non è la norma. Utilizzando uno dei calibri più diffusi fra le forze di polizia (il 9×19 Parabellum), per fermare un criminale con attitudini aggressive servono, a volte, anche sette o otto colpi messi a segno, con l’aggressore che mantiene per diversi secondi la sua capacità offensiva. Se il soggetto è sotto l’azione di droghe o carico di adrenalina e se nessuno dei colpi lede un centro vitale, prima che si abbia uno stop nell’azione aggressiva, possono essere necessari anche quindici, venti colpi di pistola.
La situazione cambia in funzione dell’arma utilizzata (pistola, fucile, calibro delle cartucce), della freddezza del tiratore, del contesto operativo (distanza, all’aperto, al chiuso) e da una serie di parametri aleatori, fra cui il centrare con un colpo un organo vitale, che nessuno è in grado di controllare. Per questo, quando ho parlato di “potere di arresto”, ho usato la parola mito. Alcuni ci credono e lo cercano nei calibri più significativi (357. 44, ecc), altri nella composizione/geometria delle pallottole (fra tutte le hollow point o la munizione spezzata), altri ancora nella frequenza di tiro. Io ho imparato che l’arma con il maggiore potere di arresto è quella che, quando la usi, ti salva la pelle. E questo che sia una 22 o, semplicemente, un buon bastone, una ritirata strategica o la parola giusta detta nel momento giusto, col tono appropriato. Il resto, come tutto nella vita, è un po’ questione di esperienza e molto di fortuna.
Il Taser nelle Operazioni di Polizia
Detto questo, poiché si parla di azioni di polizia e non di operazioni militari, lo strumento utilizzato per contenere un’azione aggressiva deve rispondere a diversi requisiti: prima di tutto deve contenere i danni a chi ne viene attinto. Lo scopo della polizia è fermare un aggressore, non ucciderlo, e limitare al minimo i danni inferti. Poi deve essere pratico e facile da usare. Le forze di polizia hanno diverse ed eccellenti competenze, ma la loro preparazione al combattimento non è quella di un militare professionale. Deve poi essere robusto, di scarsa manutenzione, economico ed efficiente in termini di potere di arresto.
Non so quanti di voi sappiano come funziona un taser. Ora non voglio allungare troppo questa che sta già diventando una noiosa dissertazione, ma, molto semplicisticamente, si tratta di un dispositivo che, quando viene azionato, lancia dei piccoli ganci collegati con dei fili all’apparecchio. I ganci arpionano il corpo dell’aggressore e rilasciano una forte scarica elettrica che procura una sorta di elettroshock nel soggetto attinto. Questo dovrebbe incapacitarlo per il tempo necessario ad immobilizzarlo.
La sua introduzione tra le forze di polizia italiane ha suscitato molte discussioni, ma aldilà del dibattito, informato o meno, è qualcosa che serve? Funziona?
Qui entriamo nel campo dell’opinione personale in quanto la letteratura specifica è contraddittoria. Per quello che ho scritto prima, stabilire scientificamente il “potere di arresto” di uno strumento è, a mio parere, impossibile. Per questo, quello che leggerete è pienamente opinabile. Se altri operatori hanno opinioni diverse dalla mia e hanno voglia di argomentarle, sarei felice di leggerle.
Secondo la mia opinione, il taser è uno strumento abbastanza inaffidabile in generale. La sua efficacia sul soggetto attinto dipende troppo fortemente dal soggetto stesso: su alcuni è praticamente inutile per una serie di considerazioni biochimiche che è lungo spiegare, su altri può essere mortale. Non ne ho mai usato uno, ma da quello che ho visto mi sembra un’arma che ha la tendenza ad essere forte con i deboli e debole con i forti. Il pericolo grave per l’operatore è che si trovi a fare troppo affidamento su qualcosa che si rivela inefficace o che, peggio, si vada oltre le intenzioni comminando un danno superiore a quello che il contesto operativo richiederebbe.
Il suo utilizzo è macchinoso. Bisogna inquadrare il soggetto che deve fare la cortesia di non muoversi troppo, lanciare gli elettrodi sperando che si arpionino e un eventuale raddoppio del colpo, se il primo non è andato a segno, richiede attrezzatura specifica e tempi spesso incompatibili col contesto. Questo sempre che il soggetto non indossi giubbotto e abiti pesanti che limitano drasticamente l’efficacia dello strumento e rischiano di causare un eccesso di fiducia nell’operatore che lo utilizza.
Infine, si tratta di una macchina tecnologicamente complessa, costosa e richiede manutenzioni eccessive in relazione ai vantaggi che offre.
Posso comprendere la sua funzione di “male minore” in contesti esasperati come quello statunitense dove l’uso e l’abuso di armi da fuoco da parte delle forze di polizia ha richiesto un’azione politica di contenimento nei confronti dell’opinione pubblica, ma in Italia dove, almeno per ora, il conflitto a fuoco con la piccola criminalità è ancora un evento abbastanza raro, lo trovo uno strumento con puri fini di propaganda politica.
Conclusioni
Secondo me, andrebbe potenziato l’addestramento al corpo a corpo (veramente scarso nelle nostre forze dell’ordine) e incrementato un uso razionale e professionale del manganello o del tonfa che, utilizzati con perizia, possono inertare il soggetto aggressore con più efficacia e meno rischi di un taser. A questo aggiungerei la possibilità di dotare le forse di polizia di fucili calibro 12 caricati a bean bag, una cartuccia detta “less than lethal” fatta in modo da infliggere un colpo non mortale, incapace di penetrare la pelle, che ha lo scopo di provocare un forte dolore e uno spasmo muscolare immobilizzante. Questo tipo di soluzione richiede meno manutenzione e consente anche di riciclare le armi utilizzando cartucce convenzionali e, nello specifico, la palle slug che hanno interessanti utilizzi operativi.
Tutte queste considerazioni valgono per scontri a breve distanza dove il soggetto da immobilizzare non dispone di armi da fuoco ed è isolato. In contesti diversi, con molti soggetti attivi e armati, a media lunga distanza, il corpo a corpo, il manganello o il taser sono tutti parimenti inadeguati e un contenimento operativo può essere garantito solo con un uso consapevole e professionale delle armi da fuoco in attitudine difensiva. Ritengo, invece, eccessivo e pericoloso in contesti urbani l’adozione di armi in full auto come quelle a disposizione attualmente di polizia e carabinieri e in fase di aggiornamento con nuovo modello.
Immagine originale elaborata via AI Dall-e
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25 commenti su “Fenomenologia del Taser”
Purtroppo temo che la capacità di gestire un’ arma non dipenda solo dall’addestramento. In una situazione di estrema tensione alcuni non saranno mai abbastanza lucidi da poter gestire un’arma da fuoco in modo efficiente e sicuro per se stessi e per gli estranei presenti sul posto.
È impensabile dotare di pistola solo una parte degli agenti di polizia lasciando gli altri indifesi, quindi resta l’opzione di una progressiva sostituzione delle armi da fuoco con altre meno pericolose se usate in modo improprio.
Al momento il taser rappresenta una soluzione di compromesso accettabile, ma auspico non definitiva.
Abbiamo varie tipologie di militari. Ora pure la polizia locale,pure armata. Ricordo un mio amico vigile che era preoccupato e contento.Preoccupato perché avere un arma implica responsabilità. Contento perché prendeva più soldi. Mi capita di vedere militari inadeguati e mi fanno tenerezza. Fisicamente sempre ordinari,non mi sembrano in grado di difenderci. Chi fa questo lavoro deve avere attitudini fisiche,addestrato militarmente e pronto alle diverse situazioni. Insomma bisogna farli studiare,palestra,tiro e anche psicologica. Non è un lavoro x tutti.
Mi permetto di commentare e portare le mie limitate conoscenze a questa interessante e specifica disamina tecnica dello strumento Taser.
Da sanitario impegnato quasi quotidianamente sulle “strade” di una citta’ media del nord Italia negli ultimi 25 anni, in innumerevoli occasioni mi sono trovato a collaborare con le FFOO su eventi ove causa patologia o causa sicurezza pubblica il rischio per l’operatore era ed e’ alto e altresi’ si può (anzi si deve) considerare il rischio del o dei soggetti attivi e da immobilizzare.
Posso aggiungere alla giusta disamina del comandante che le regole d’ingaggio per l’utilizzo del taser da parte delle FFOO sono molto stringenti e richiedono perfino la nostra presenza prima del loro utilizzo per minimizzare il rischio di lesioni mortali al soggetto ricevente la scarica. Questo aspetto, che reputo operativamente negativo visti i diversi tempi di attivazione e numeri di mezzi sul territorio porta già di per sé la possibilità di utilizzo della pistole elettrica praticamente ad uno 0 virgola.. riducendo le possibilità a strumenti ravvicinati o ad armi da fuoco.
Inoltre ci sono alterazioni dovute all’uso di sostanze, o ad alterazioni psicologiche talmente gravi dove l’immobilozzazione del soggetto ed il suo trattamento farmacologico avrebbe bisogno di uno strumento contentinitvo (ma partendo dal presupposto di non creare lesioni ) ci si trova spesso a doversi “inventare” soluzioni caso per caso facendo ricorso ad esperienza, fortuna e affiatamento di equipe o squadra (molto più difficile quando la casistica è interforze)
Concordo con lei comandante quando descrive altri strumenti potenzialmente validi quali munizioni less than letal in cal 12 od anche strumenti alternativi (tentativi, prototipi navigando sul web se ne trovano). Penso manchi la volontà effettiva di trovare una soluzione e di impegnarsi nella ricerca e nell’addestramento.
Condivido anche il commento di @aldo affermando che esclusi i nuclei operativi (e spesso anche per quelli su base volontaria) l’addestramento nel corpo a corpo e nel tiro sia nel primo caso basilare e nel secondo estremamente scarso per le nostre FFOO (50 colpi anno per 1 ora di poligono come addestramento obbligatorio sono il nulla assoluto).
Concludo che sono stato gia’ prolisso.. e me ne scuso..
Sulle carabine automatiche in dotazione condivido in toto la sua affermazione comandante. Inutili, molto pericolose anche per chi dovrebbe esser protetto e per l’operatore stesso ( come conseguenze giuridiche, morali ed economiche) se non vi è addestramento specifico e costante. Che poi in primis.. qualsiasi siano gli strumenti.. parole, mani, corpi, bastoni, scariche elettriche o munizioni.. la mancanza è purtroppo legata all’uso in contesti addestrativi.
Grazie, ma le chiederei di precisare meglio la questione relativa alla necessità di avere presente personale sanitario prima di usare il taser. Mi sembra veramente strano dover fermare una persona esagitata, chiedergli cortesemente di aspettare, chiamare il 118, attendere che arrivi ambulanza e personale sanitario, dopodiché chiedere alla persona esagitata di riprendere a dare in escandescenze e, solo allora, usare il taser.
Ha un riferimento pubblico che posso consultare?
Non ho un documento che lo affermi facendo io parte dei soccorsi e non delle FFOO. E non escludo sia un protocollo provinciale. Ma le posso assicurare che nella provincia in cui opero (sto parlando di prvoncia in veneto per essere più specifico) è necessaria la presenza di un mezzo di soccorso con defibrillatore perché l’operatore sia autorizzato all’uso del taser. Questo sia per la quanto riguarda la PS sia per quanto riguarda i CC sia Polfer che PL.
Se qualche utente appartiene a questi Corpi ed ha modo di confutare o smentire ne sare ben contento io stesso.
Più volte siamo stati attivati noi sanitari per supporto in caso si utilizzi il taser ma (come logica vuole) tempi e logistica fanno propendere quasi sempre per altre procedure di fermo e immobilizzazione xon aumentati rischi per gli operatori (di qualsivoglia corpo si tratti).
Consultando il web si trovano le linee guida operative del ministero per l’utilizzo sperimentale del taser del 2018. Al punto 6 sotto la voce precauzioni è riportato l’intervento sanitario dopo l’uso per la valutazione del soggetto attinto.
Potrei dedurre che una circolare più restrittiva del prefetto possa aver modificato tale precauzione da post a pre utilizzo.
A meno che linee guida successive e non disponibili on line valgano su tutto il territorio nazionale.
Questo è già più ragionevole. Per quanto riguarda la situazione peculiare che descrive lei, non escluderei una circolare “difensiva” emessa a tutela di eventuali disgrazie.
Sul potere di arresto segnalo il contributo di Vlad Spara Storia, su you tube
Lessi un articolo anni fa che mi portò ad approfondire la questione per pura curiosità. Nessuna esperienza personale su cui basarmi, dunque, ma solo una mia opinione, tra l’altro parzialmente qualificata, e qualche dato che forse può arricchire la discussione. Se non sbaglio, Comandante, aveva già scritto una sua riflessione in merito.
Comincerei con qualche dato. Il taser è usato in 107 paesi del mondo e si calcola venga utilizzato in media circa 900 volte al giorno dalle FFOO che lo hanno in dotazione. Nel 2007 la sezione dell’ONU che si occupa di torture e maltrattamenti inumani e degradanti, ha comparato l’utilizzo del taser a una pratica di tortura evidenziando i potenziali rischi per persone con problemi di salute o sotto effetto di sostanze stupefacenti, sconsigliando – non vietando – l’uso del taser. Negli Stati Uniti, dove il taser è in uso da circa 20 anni, i decessi direttamente o indirettamente riconducibili all’utilizzo del taser sono stati oltre 1000. Nel 91% dei casi le vittime erano disarmate.
C’è poi uno studio, firmato Cambridge University, che riporta come l’uso della pistola elettrica abbia aumentato (quasi raddoppiato) il rischio che la polizia usi violenza e che gli agenti vengano aggrediti. Ed è su questo punto che a mio giudizio bisognerebbe ragionare: il taser è uno strumento che favorisce la de-esclation della violenza in situazioni critiche? Secondo me no. E provo a spiegare il perché.
Come accennava il Comandante, il taser troppo spesso e con troppa leggerezza viene classificato come less-letal, quando invece, come dimostrato, i casi di esito letale non sono affatto trascurabili. Se, dopo aver ricevuto il dovuto addestramento, è relativamente “semplice” seguire un protocollo di utilizzo specifico (avvertimento di detenzione dell’arma, estrazione, minaccia di utilizzo, puntamento ecc…), lo stesso non può dirsi se pensiamo alle capacità di un agente di riconoscere – in situazioni di confusione e nervosismo – se quello che si trova di fronte sia un soggetto a rischio mortalità (problemi cardiaci, pacemaker, tossicodipendenza, gravidanza ecc…). Il punto è: se la dotazione di un agente è, in ordine crescente di pericolosità, manganello, taser, pistola, e l’agente valuta l’uso del manganello (o il combattimento corpo corpo) insufficiente allo scopo (o inattuabile, a causa della distanza dello scontro) e l’uso di un’arma da fuoco ingiustificata, non sarà più semplice (e semplicistico) per lui ricorrere all’uso del taser? È questo che lo studio della Cambridge University dimostra: l’agente col taser è spinto al suo utilizzo convinto che sia una ragionevole via di mezzo tra l’inefficace manganello e lo sproporzionato utilizzo di un’arma da fuoco. In parole povere: detenere un taser in molti casi porta a un’escalation della violenza da parte delle FFOO dell’ordine, perché erroneamente convinte che l’arma di cui dispongono difficilmente potrà causare morte o danni permanenti verso il soggetto.
In realtà esiste anche un report che vuol dimostrare come le probabilità di esito letale in caso di utilizzo del taser si aggirino intorno allo 0,25% (1 persona su 400), ma il report è firmato dalla Axon, la casa produttrice della maggior parte dei taser in dotazione alle FFOO, quindi direi che è trascurabile, considerando anche le variabili in gioco, le condizioni di salute di chi riceve il colpo e non ultimo l’amperaggio utilizzato (regolabile anche nei modelli X2, della Axon, in dotazione alle FFOO in Italia).
Concordo sulla necessità di maggiore addestramento al corpo a corpo, ma vorrei porre l’accento sull’urgenza di un addestramento psicologico delle FFOO, finalizzato alla mitigazione e maggior controllo della brutality delle FFOO. Non dico nulla di nuovo se affermo che molti incidenti, non solo mortali, con protagonisti agenti di polizia, siano dovuti all’incapacità di leggere correttamente la situazione di pericolo e dall’uso eccessivo di violenza, spesso anche su soggetti deboli. È questo il vero punto della questione, perché non è certo l’arma che uccide, ma chi la utilizza.
E collegandomi a quest’ultima frase, c’è un ultimo punto che vorrei sottolineare: il grado di addestramento all’ultilizzo di armi specifiche. Diamo per scontato che un agente che detiene un’arma la sappia usare (non quando sappia usarla, ma proprio COME). C’è un piccolo aneddoto che vorrei raccontare, e concludo. Piccola premessa: so che l’aneddoto narra di un reato, ma chiedo a chi legge di non soffermarsi su questo dettaglio. Per favore:)
Molti anni fa un mio caro amico che opera nelle FFOO mi chiama e mi fa: “Aldo, ho “rimediato” di straforo 20 colpi di pistola. Ti va di andare in un posto isolato a sparare con la pistola?” Accettai. Avevo già sparato con il fucile durante il servizio militare (con un FAL di non so quale era geologica, Comandante:), tra l’altro con risultati molto buoni, ma mai con una pistola. Fu il mio amico, addestrato e con arma in dotazione durante il servizio, a spiegarmi come tenere in mano la pistola, come posizionare delle mani sul calcio, come dosare la pressione del dito sul grilletto senza modificare la traiettoria di puntamento e come dosare la respirazione in fase di esecuzione del colpo. Disegnammo un grosso cerchio di circa un metro per un metro sul vecchio portone di legno del suo casale abbandonato e ci posizionammo a una distanza di circa 12/15 metri dal bersaglio, che alcuni possono pensare siano pochi ma non è così. Sparammo 10 colpi ciascuno. Risultato: io andai a segno 6 volte, 2 miei colpi finirono fuori bersaglio e altri 2 non colpirono nemmeno il portone. Lui colpì una sola volta il bersaglio, 5 colpi andarono a finire fuori bersaglio ma sul portone e 4 totalmente fuori.
Ecco, la domanda è (anche) questa: che grado di addestramento all’utilizzo di armi letali (o non letali) hanno gli agenti che si occupano di pubblica sicurezza?
La distanza ideale di un colpo da taser va dai 3 agli 8 metri, bisogna stare attenti a non colpire al torace, agli occhi, alla testa, bisogna saper calibrare il tempo di scarica (attraverso la pressione più o meno prolungata del grilletto) ecc… Per legge, poi, il taser non può essere utilizzato per arrestare la fuga del criminale, che non si può utilizzare se il soggetto è di spalle ecc, ecc, ecc.. Chi ha in mano questi strumenti ha ricevuto un addestramento adeguato all’utilizzo corretto della pistola elettrica (e non solo elettrica)?
Ora, ricordando che i dati sulla sperimentazione del taser nei Paesi Bassi (2017) hanno fatto emergere che in più della metà dei casi il taser è stato utilizzato su soggetti già immobilizzati e ammanettati, concludo ringraziandovi per l’attenzione e la pazienza. Torneremo sull’argomento, come scriveva il Comandante, quando saremo travolti da una nuova ondata d’indignazione social scatenata da una tragedia dovuta all’uso improprio della pistola elettrica.
Grazie @aldo. Lei ha aggiunto tante info e scritte così bene che, se mi da il permesso, le pubblico come post su spazioY.
Grazie Comandante. Il mio commento purtroppo è pieno di errori. Non ho riletto alcuni passaggi e il risultato è questo. Certo che consento la pubblicazione su Y, ne sono onorato e felice. Le chiedo però un favore: mi edita quei due o tre passaggi scritti male? Se vuole lo faccio io e le reinvio il commento sulla mail. Non è questione di eccessiva mania di perfezionismo, è questione di principio.
Caro Aldo, corregga con comodo, riveda ciò che ritiene opportuno e invii pure a spazioY chiocciola spazioY punto net senza fretta.
Lo farò, entro stasera le invio tutto. Grazie ancora, buona giornata a lei e a chi ci legge.
Faccia con comodo. Tanto lo mando nella prossima settimana per dargli più visibilità.
molto, molto interessante. da ignorante della materia l’ho sempre ritenuto un deterrente più ‘light’ rispetto all’arma da fuoco, anche per la difesa in casa. evidentemente mi sbagliavo parecchio. grazie a tutti
Pensavo di avere qualcosa di utile da aggiungere ma il tuo potere d’arresto mi ha fermato al penultimo paragrafo. Volevo presentare l’opportunità offerta dal corpo a corpo, ma ne hai accennato tu e mi aggiungo volentieri al tuo riferimento.
Nel limitato arsenale di scelte a disposizione delle forze dell’ordine (e non parlo di forze armate, che hanno altre declinazioni operative e regole d’ingaggio) spesso mi arrabbio col telegiornale se vedo agenti accerchiati, colpiti, disarmati, costretti a estrarre l’arma per difendersi, spesso con esiti letali per un aggressore magari non così pericoloso. Detto ex post, eh, con i limiti dell’analisi da divano.
L’Esercito ha elaborato, testato, codificato e progressivamente diffuso (non molto, per adesso) il MCM, letteralmente Metodo di Combattimento Militare. Posso dire avendo assistito a presentazioni decisamente toste che funziona. Eredita molte tecniche mutuate dalle arti marziali, cui si aggiunge l’esperienza operativa delle forze armate, ma mantiene una soglia invalicabile: l’effetto non può essere altro che di incapacitare l’aggressore, non di mandarlo all’obitorio.
Il mio ululato rivolto all’agente del telegiornale, malmenato o rimasto ferito (con il mio affetto e gli auguri di pronta guarigione, ovviamente) è sempre “Cosa facevi, dormivi? Quello non doveva neanche arrivare a toccarti!” Figuriamoci disarmarti o stenderti. Vabbè, concludo dicendo che il taser non mi è mai piaciuto per i motivi che hai segnalato tu (e se ho il piumino dove s’attaccano gli arpioni?). Poi da quando ce l’hanno in mano anche i vigili urbani, ciaone proprio.
Grazie Stefano. Il Bean bag è una buona alternativa, ma è difficile da equipaggiare per le dimensioni e rischia di essere sottratto e utilizzato come un normale calibro 12.come sempre, non esistono soluzioni perfette. Mi premeva solo confutare l’idea generale che il taser sia sempre innocuo e sempre efficace.
Interessantissimo. Almeno per me che è completamente a digiuno di queste tematiche e che ha dovuto cercare su Internet il significato di tonfa. È un po’ come leggere un’enciclopedia, grazie.
Grazie.
Non mi intendo di armi e simili, ma concordo con il fatto che le ns forze dell’ordine, a partire dalla polizia municipale, avrebbero necessità di maggior addestramento tecnico per il corpo a corpo, ma anche psicologico. Le armi senza l’acquisizione di adeguate capacità di controllo, anche a livello mentale, possono essere pericolose anche nelle mani giuste.
Non condivido quasi nulla e inizio da quello che a me sembra più evidente: “ha la tendenza ad essere forte con i deboli e debole con i forti”. Poche cose sono più sbagliate di questa. Se un agente impugna un’arma, quale essa sia, non è per caso e se lo fa per me non ci sono deboli in campo ma solo minacce.
Il costo è probabilmente (non ho numeri esatti) intorno a quello della beretta 92, e sul costo totale di un agente è pur sempre molto modesto.
Sull’addestramento al corpo a corpo certo, più un operatore è efficiente e meglio è ma, ciò premesso, non riesco a concepire come sia meglio mettere le mani (e farsele mettere) addosso a qualcuno che ha un coltello o anche solo una bottiglia rotta in mano, invece che starsene a qualche metro e poterlo fermare.
Da ultimo, quando le cose si mettono male l’unica alternativa resterebbe la beretta che è sicuramente più pericolosa non solo per la minaccia ma anche per chi sta intorno.
Guardi, prendo atto della sua opinione anche se, in alcuni passaggi, la trovo lacunosa e non mi sembra di aver scritto che l’uso di armi a polvere sia alte etico a quello di altri strumenti. Detto questo, io mi riferisco a una mia esperienza personale. Se le sue esperienze in ambito sicurezza sono diverse, è probabile che in lei si siano formate altre idee.
Mi sembra di capire che uno Strumento che abbia il Potere di Arresto non esiste… troppe variabili da considerare. Fortuna/ Audacia/ Preparazione fisica/ Sangue Freddo/ Incapacità dell’ aggressore… lo strumento che sia una Fionda o che sia un Lanciarazzi è l’ultimo in ordine di efficacia.
Il Potere di Arresto è detenuto la, oltre le nuvole. 🙂