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Israele e Hamas, una Guerra Senza Speranza

Iniziamo con una premessa. Su questa faccenda io non sono neutrale. È meglio dirlo subito, senza compromessi o tentativi di fare il super partes. In generale, non sono neutrale su nulla, alla fine prendo sempre una posizione. Quasi sempre è frutto di un ragionamento, ma in questo caso, la componente sentimentale, pur non prevalendo su quella razionale, è consistente, Per cui, non prendete per oro colato quello che leggerete, per quanto, vi giuro, mi sono impegnato a rimanere attaccato alla mia parte razionale.

Iniziamo con un fatto. Fra Israele e Hamas non esistono margini di negoziato. Per come stanno messe le cose e, a meno di interventi soprannaturali, questa frizione è destinata a scaricarsi sul piano militare fino alle estreme conseguenze. Le motivazioni risiedono nelle radici storiche del conflitto, ormai così antiche da essere diventate illeggibili e impossibili da catalogare. La colonizzazione di Israele, il terrorismo di Hamas, gli interessi degli stati confinanti, l’odio di una parte del mondo per gli ebrei, la necessità di contenere la jihad, che pure cova sotto la cenere mentre la guerra a est divampa. L’unica cosa certa che si può dire è che, se pure qualcuno ha avuto ragione per qualche momento della storia in questa faccenda, ora è plateale che tutti hanno torto.

Israele è una piccola nazione. Meno di dieci milioni di abitanti, con un PIL di circa 500 miliardi di dollari, contro gli oltre 2000 dell’Italia, i 1800 della russia, i 4500 tedeschi e i 23000 degli USA. Ci sono, ovviamente, i finanziamenti che giungono da ogni parte del mondo, ma per quanto consistenti, non sono decisivi. Eppure, l’impegno bellico che le è richiesto nella regione è, in proporzione, pari a quello di una superpotenza planetaria. Ciò, oltre a influenzare l’economia del paese che, nonostante tutto, funziona, ha anche obbligato la nazione a una militarizzazione della società che solo chi conosce il paese può apprezzare nella sua profondità.

Ciò nonostante, se Israele ha ancora un’identità nazionale, ciò non è dovuto esclusivamente alla qualità delle sue forze armate o all’efficienza dei suoi servizi segreti che, nello specifico di questi accadimenti, hanno molte spiegazioni da dare, ma a una compattezza sulle motivazioni della resistenza che ha sia aspetti relativi all’istinto di conservazione, sia a un forte retroterra religioso che ha il suo peso.

Vivere in un clima di assedio, per decenni, logora e comporta reazioni spropositate e inadeguate. È da tempo che l’azione militare israeliana e la politica di colonizzazione dei territori hanno abbandonato il carattere difensivo/preventivo per assumere una connotazione aggressiva sotto l’impulso delle frange più estremiste della popolazione. Israele è una democrazia e abbiamo imparato a nostre spese cosa questo voglia veramente dire. Se in un paese si crea un fronte che reagisce alle temperie affidandosi alla reazione violenta e all’irrazionalità, questa, sfruttando anche la leva dei social, si allarga fino al punto di conquistare le menti più deboli e quelle più esposte alla paura del futuro. Questo trend, in atto in tutto l’Occidente, trova tragica applicazione nei sussulti balbettanti e divisivi della politica israeliana che hanno portato a una frammentazione della coesione interna e a un indebolimento della capacità difensiva del paese.

Hamas, dal canto suo, esiste solo ed esclusivamente come opponente terroristico a Israele. I suoi componenti non perseguono un obiettivo politico, ma uno religioso: la distruzione dello stato di Israele e il massacro degli ebrei. Se una tesi politica può essere discussa e mediata, l’oltranzismo religioso non ammette repliche, può essere solo confinato con la forza. Anche Hamas, come l’attuale esecutivo israeliano, è la risposta lato palestinese ad anni e anni di sopraffazione e ingiustizia. Ora Hamas, rimane al potere solo se, periodicamente, rivendica il suo ruolo con la violenza. E le immagini che tutti state vedendo ne sono la dimostrazione. Quella di Hamas non è guerra, ma la versione più sanguinosa e incontenibile dell’estremismo religioso declinata nell’aggressivo controllo del territorio esercitato con criminale sapienza.

L’operazione in corso gode sicuramente dell’appoggio di potenze straniere. Le stesse che, nel nome della creazione di una governance alternativa del mondo, in realtà perseguono il caos dell’Occidente. La russia per motivi di rapina, l’Iran per estremismo religioso, tutti gli altri nella speranza di veder cadere Israele e impossessarsi di terra, impianti produttivi, centrali e risorse.

Questo, però, non accadrà. L’esito di questo scontro è scontato. L’unica incertezza e fin dove arriverà la spada a colpire e quante saranno le vittime. Come è scontato che il tempo della pace è stato lungo, abbiamo vissuto bene e con grandi sogni per diverse generazioni. Ora è finita e niente è più scontato. Nel corso del 2024 ci attendono scadenze ed eventi fondamentali. E se gli anni scorsi sono stati difficili, quelli che si paventano richiederanno coraggio, nervi saldi, intelligenza e spirito combattivo.

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