Ho avuto il privilegio di ascoltare dal vivo una conferenza del prof. Recalcati. Riportarne anche solo un estratto prenderebbe molte pagine e sarebbe compito al di sopra delle mie capacità. I suoi libri e le sue conferenze sono una fonte inesauribile di riflessione ed appagamento intellettuale.
Ad Argenta, sul tema “umanizzazione della cura”, ha elaborato, tra l’altro, su maternità e paternità, svincolando, specie la prima, dalla biologia e dai sessi. Questa visione, esposta con il consueto ed affascinante ‘ragionamento/poesia’, non mi è sembrata tra le sue posizioni più convinte. Recalcati afferma che non è “madre chi ha sesso femminile e mammelle ma chi cura, chi è presente” e (ma) ripete la parola ‘madre’ tante volte che il mio, almeno il mio, ‘frame‘ esce rafforzato, visualizzando la mia di madre. E madre, comprensiva di gonna e mammelle, e cura, sono sinonimi, nella mia personale esperienza. Nel mio ‘frame‘, sia ben chiaro, la madre/donna/femmina non offende nessuno, nulla toglie alle madri adottive né ai ‘caregiver’ o altri termini inglesi, non sempre capaci di modificare la realtà come auspicano i loro inventori. Nel mio ‘frame‘ la madre femmina è semplicemente un diritto naturale imprescindibile del figlio perché, ancora per poco credo, è l’unico strumento per venire al mondo. Come sa bene il professore il mancato ottenimento di quel diritto comporta enormi difficoltà e, come minimo, un grande sforzo interiore nell’individuo che vi è esposto, certo aiutato e fortunatamente spesso superato attraverso l’amore della madre-cura-presenza descritta da Recalcati. Ma non è di questo aspetto della illuminante lezione del professore che mi preme condividere in questa stimolante nuova sede di pensiero.
E’ tesi ben solida nel pensiero di Recalcati, esposta in tanti dei suoi saggi: il padre come ‘limite’ e legge, la caduta del padre moderno, lo spaesamento che ne consegue nel figlio e, parimenti, la caduta dei ‘padri’ sociali che lasciano senza guida, senza limiti, senza legge i cittadini. Abbattere il padre per crescere, per diventare adulto, diventando a propria volta padre. Questo processo ha portato il mondo odierno al punto in cui si trova.
Oggi diventare padre, terzo pilastro del processo evolutivo dell’adulto, è però stato trasformato, nel mondo occidentale, se non in un orrore almeno in un errore. La più grande aberrazione della storia occidentale è il patriarcato, punto. I padri, e qui potremmo davvero elaborare “che la paternità non si limita ad avere i pantaloni o la barba”, certo fuggono dalla responsabilità ma l’occidente ha creato tutte le condizioni per spaventare anche i più coraggiosi ed eroici. La caccia al padre ha raggiunto i secoli passati, senza timore anche perché Napoleone, Cristoforo Colombo e Winston Churchill non sono più qui per difendersi. Cosa sta cambiando è davanti ai nostri occhi: i ruoli sono stati sbaragliati ma, questa volta, senza offrire nuovi modelli applicabili.
E tanto è forte la richiesta di guida e limite, la ricerca di padre, che moltitudini di individui, in qualunque genere si riconoscano, sbandano verso modelli che, lucidamente, aborrirebbero. Subiamo la fascinazione di dittatori, mullah killer, assassini di bambini e stupratori. Avremmo mai pensato di poter assistere a questo stravolgimento di paradigmi? Io no.
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4 commenti su “L’Arretramento dell’Occidente e la Fine del Patriarcato”
Non capisco la conclusione, che mi sembra un grosso salto logico (e anche il penultimo paragrafo mi sembra una generalizzazione discutibile, un o tempora o mores basato su molte assunzioni da dimostrare).
Anzi, mi sembra proprio il contrario, sia per esperienza personale (sia da figlio che da genitore), che certo non fa statistica, ma così è; sia per osservazione (certo empirica e da profano).
Si può educare senza essere quel tipo di maschio autoritario (anzi, forse si può solo se non lo si è), e la “fascinazione per dittatori” etc. la vedo molto di più in chi sposa quel modello di “patriarcato” e al contrario vedo chi lo osteggia molto più propenso ad aborrire dittatori etc. che di quel modello sono l’estremizzazione.
O forse si mescolano altre cause nel discorso? Ad esempio la (presunta) carenza di una guida dipende da dinamiche (o semplici incapacità) che nulla c’entrano con la presunta crisi di quel modello. Ma ancora, non mi sembra che decenni fa la situazione fosse molto migliore su questo
Interessante riflessione, coroggiosa, forse ancora prematura, in un momento in cui l’unico obiettivo è la polarizzazione fine a sestessa se non il caos.
Si arriverà inevitabilmente, un giorno, a ristabilire un ordine “naturale” che avrà smussato gli eccessi, innegabili, non saremo noi a vederlo nascere.
Come se le madri non ponessero limiti. Questa storia del padre che introduce nel mondo e della madre che cura ha ampiamente fatto il suo tempo. Così come la convinzione che la mancanza di quel tipo di padre renda deresponsabilizzati. Distruggere quel padre di cui lei parla è stata cosa buona e giusta, gli uomini possono elaborare altre forme di paternità, per fortuna.
Convengo , ed è assai triste . Abbiamo ucciso l’uomo e il padre e siamo sulla buona strada per fare lo stesso con la donna e la madre . Sono talmente infastidita da tutto questo quaquaraquaquà che non si segue più un telegiornale , non parliamo di una trasmissione di presunto approfondimento , nauseati . Il 4 novembre sarei dovuta partire per un pellegrinaggio in Terra Santa , ovviamente cancellato , e meno male mi sono detta poi , ho scoperto che le organizzatrici tifano per i Palestinesi , forse anche per i Russi ??