C’era una volta il paese di Eutopia. Di grande storia e nobile tradizione nel campo delle arti, delle scienze e delle materie umanistiche, Eutopia si considerava la culla della civiltà occidentale e forse non aveva nemmeno tutti i torti. Fu così che i suoi governanti, tutti impettiti e fieri della superiorità morale che sentivano di possedere nei confronti del resto del mondo, iniziarono a pensare di poter scrivere leggi che avrebbero regolato il progresso etico della intera Umanità.
Si sviluppò, in quei tempi, un movimento civile di protesta nei confronti dei bulloni esagonali. Intellettuali, politici e influencer iniziarono a disquisire sul fatto che il bullone esagonale era discriminatorio perché si poteva stringere solo con una chiave inglese, escludendo le chiavi olandesi, le tedesche, le francesi o le lettoni. Chiavi che, tra parentesi, nemmeno esistevano, ma che, forse, erano state limitate, nel riconoscimento della propria identità, proprio dalla tracotanza e dal monopolio delle chiavi inglesi. Articolesse sui giornali, editoriali, instant book, post indignati sui social, dibattiti in tv. Ci fu persino qualcuno che giurò di aver visto un bullone esagonale fare il saluto nazista a una chiave inglese. Un simile anelito culturale non poté essere ignorato dalla classe dirigente di Eutopia che, dopo un lungo dibattito, stampa a colori di tonnellate di documenti PDF e milioni di power point con animazioni e musichette, produsse il progetto “bullone inclusivo”. Un nuovo rivoluzionario bullone che, per forma e caratteristiche, non avrebbe più escluso alcuna chiave, presente e futura. Siccome a Eutopia si era convinti che la ricerca tecnologica fosse subalterna agli ideali e alla politica, fu imposto per legge che da subito e per sempre, la forma esagonale di dadi e bulloni fosse bandita e che dadi e bulloni potessero essere prodotti solo di forma circolare, senza tagli sulla testa (che suggerivano apartheid) o esagono incassato TCEI dove infilare una brugola, (che è cosa molto maschilista).
Il provvedimento fu accolto con gioa e orgoglio per la rinnovata supremazia civile di Eutopia che, con questa legge, aveva imposto alla tecnologia un ennesimo indirizzo rispettoso delle diversità e dei principi ideologici della nazione più culturalmente evoluta del mondo.
Rapidamente, dadi e bulloni esagonali furono ritirati dal mercato e trasformati nei nuovi dispositivi inclusivi che non obbligavano all’utilizzo di chiavi inglesi e brugole bianche, maschie e cisgender.
Dopo l’iniziale entusiasmo si iniziarono a manifestare i primi problemi. Stringere un bullone e un dado circolare era leggermente più complesso. Nessuna chiave era adatta all’uopo e bisognava ricorrere a pinze o giratubo, ma anche questi nobili e antichi attrezzi non riuscivano a stringere il bullone con la richiesta pressione dinamometrica.
I bulloni, specialmente quelli necessari a fissare parti in movimento, finivano tutto con l’allentarsi, nonostante l’abuso di rondelle, e i prodigiosi macchinari prodotti in Eutopia cadevano a pezzi.
Nel frattempo, il resto del mondo se ne era allegramente fottutto della legge eutopea e aveva continuato a usare regolarmente dadi e bulloni esagonali e, grazie ai bulloni stretti bene, i macchinari ivi prodotti rimanevano belli saldi nonostante le vibrazioni.
Ciò provocò grave disdoro ai civili abitanti di Eutopia che, pur producendo bellissimi bulloni circolari, furono costretti a comprare in Cina o in USA, macchinari tenuti insieme da bulloni esagonali. Nel frattempo, le fabbriche di bulloni esagonali di Eutopia erano state riconvertite e gli eutopei dovevano strisciare ai piedi degli stranieri per ottenere i macchinari necessari a campare.
E fu così che tutti vissero felici e contenti. Americani e cinesi ovviamente. Gli eutopei si dovettero arrangiare a preparargli i pasti e a rifargli le stanze nel grande villaggio turistico a basso costo che era diventata Eutopia.
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