Bisogna conciliarsi con il fatto che la terzietà, in certe vicende non esiste. Tutti sostengono una parte, anche quelli che si richiamano genericamente alla pace. La “pace” è un concetto teorico, che non ha mai trovato una reale applicazione che non fosse breve e transitoria e tirarsi fuori dalla mischia serve solo ad attribuirsi una sorta di superiorità morale, sempre fine a sé stessa e mai realmente finalizzata alla soluzione di un conflitto. Nessuna guerra o nessuno scontro si è mai fermato quando è stata invocata la “pace”. Le guerre iniziano per uno scopo preciso e terminano quando si raggiunge quello scopo o si è soppressi nel tentativo.
Ammettere che la guerra sia un problema reale che non può essere risolto con l’invocazione generica di un concetto teorico è il primo passo per accelerare la composizione dei conflitti che si giocano sempre su due piani. Uno è quello militare, anche se questa cosa non è facile da accettare. Il secondo piano è quello degli equilibri tra i contendenti e chi li spalleggia, perché nessun conflitto si arresta veramente se c’è qualche terzo che continua a soffiare sul fuoco. Servono esercizi di diplomazia complessi, unità di intenti tra i blocchi e uomini capaci di trovare le parole giuste e farle ascoltare.
Negli ultimi anni tutto questo è venuto meno. Le divisioni nell’occidente sono evidenti, gli interessi particolari hanno prevalso su quelli collettivi e al potere mancano persone che abbiano la visione giusta per immaginare un futuro diverso da quello che inevitabilmente ci attende. Dall’altra parte, è sempre più difficile trovare reali istanze sociali. Sempre più spesso prevalgono interessi banditeschi che sono più interessati al caos che alla sua reale, per quanto transitoria, composizione. Per questo, prevale la linea militare o terroristica, con tutto ciò che comporta in termini di sangue e orrore. Questi, ormai, sono i Giorni del Fuoco e come tali vanno vissuti, sperando che, prima o poi, si apra uno spazio per quelle persone che veramente credono in un futuro diverso e che, ora come ora, sono sopraffatte e schiacciate da personaggi inetti aggrappati al potere e criminali gallonati che si atteggiano a capi di stato.
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Un commento su “I Giorni del Fuoco”
Comandante, le sue parole lasciano poche speranze. Quello che dice è realistico, ma difficile da accettare, ancora di più viverlo e gestirlo. Onestamente, faccio fatica a vivere questi tempi di fuoco. Come si fa? C’è da aver paura ogni giorno e ovunque.
Dove troviamo le persone che credono in un futuro diverso e son disposte a lavorare nel presente vacillante?
Confidavo nei giovani, ma li vedo più impegnati nella propria auto-promozione, o sempre contro, pronti a distruggere/demolire, o chiedere più alberi in città ma senza un briciolo di realismo.
Tempi cupi per questo pazzo mondo…