La sconfitta di Harris, ma soprattutto le dimensioni del distacco e l’evidente inadeguatezza dell’avversario con cui si è confrontata, ci dicono una cosa molto importante.
Katy Perry e vips vari non sono e non sono mai stati un metodo per accreditarsi. Il tempo della politica elitaria e da salotto, cristallizzata su posizioni ideologiche, immobilismo e simpatia a ogni costo è finito.
Ignorare problemi epocali come la dimensione delle migrazioni, l’aggressività degli stati canaglia e la ferocia del terrorismo, oppure proporre soluzioni fragili, poco condivise e basate si principi di tolleranza che gli avversari disprezzano, ha aperto le porte a una destra ignorante, arruffona e massimalista perché quando le persone iniziano ad aver paura, non ragionano più e si affidano ai santoni di turno.
Inutile richiamarsi all’ignoranza dell’elettorato o alla stupidità. Compito della politica è trovare soluzioni operative e saperle comunicare anche quando queste confliggono con ideali e ideologie, perché è tempo di guerra e in guerra bisogna vincere sul campo, non nelle ospitate televisive.
Ora ci attendono tempi duri. La posizione strategica, economica e militare dell’Europa rischia di soffrire un grosso colpo, mentre la russia vede premiare la sua pazienza e inizia a pensare che il vecchio continente, imbelle e disarmato, possa diventare una preda raggiungibile, almeno come zona di influenza.
In medio oriente si rafforza la posizione di Netanyahu e questo vuol dire che l’ipotesi di una guerra totale in quella zona del mondo diventa più vicina.
Ora, vedremo di che pasta siano fatti noi europei e i nostri bizantinismi sulle armi difensive o offensive, e soprattutto, se riusciremo a rimanere insieme. Io non sono ottimista, perché quando viene la pioggia chi ha l’ombrello (come la Francia), lo apre, mentre gli altri si bagnano, ma spero di essere smentito.
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