Qualcuno cerca di far passare come atto di aggressione o imperialismo le azioni messe in atto da Israele subito dopo la caduta del regime siriano e l’avvento di quello che si prospetta come un nuovo califfato jihadista come vicino di pianerottolo. In realtà, queste azioni militari hanno un preciso razionale strategico che non ha nulla a che fare con l’ambizione di annettere territori che, tra parentesi, non hanno alcun valore dal punto di vista abitativo o di risorse naturali.
Mentre viene più immediato capire perché si sia provveduto a distruggere le capacità militari residue siriane, è meno evidente la motivazione che sta alla base della decisione di occupare, temporaneamente, delle precise posizioni in territorio siriano. Sarebbe troppo complesso analizzare tutte le operazioni, ma posso provare a spiegare perché le IDF hanno preso il controllo del Monte Hermon, la montagna più alta della Siria, quota oltre 2800 metri. Prima di tutto, le IDF hanno agito con discrezione, occupando le posizioni abbandonate dai siriani senza combattere e senza spargimenti di sangue. Si osservi, poi, che Damasco si trova a poche decine di chilometri di distanza dalle posizioni occupate, questo vuol dire che ora è a portata dell’artiglieria israeliana.
L’artiglieria consente un controllo più efficace, più intenso e, soprattutto, più economico degli obiettivi rispetto a missili e droni. Chiunque insedi la sua capitale a Damasco, ora sa che ogni atto offensivo verso Israele può avere conseguenze immediate e devastanti sulla capitale.
Inoltre, i meccanismi di allerta preventiva di Israele erano ridotti dal cono d’ombra del monte Hermon. Fino ad oggi, i radar israeliani avevano un cono di silenzio significativo, a causa della copertura del monte. I droni iraniani, volando a bassa quota, hanno sfruttato questo corridoio, infiltrandosi nello spazio aereo israeliano nel corso di ripetuti attacchi.
Posizionando opportunamente postazioni di osservazione sul Monte Hermon, i radar IDF avranno una visione chiara sia della Siria che del Libano, aumentando il margine di preallarme per eventuali attacchi aerei di missili, droni o aerei in avvicinamento. Inoltre, l’alta quota consente il posizionamento di sensori di intercettazione per le telecomunicazioni nemiche.
La montagna, infine, offre anche copertura perfetta per operazioni di infiltrazione di forze speciali e intelligence in territorio nemico. Dalla vetta dell’Hermon si dominano le direttrici di spostamento di hezbollah e qualsiasi forza ostile che muova verso Israele in quel quadrante sarà ora più velocemente individuabile ed esposta a risposta aerea o terrestre delle IDF, rendendo più sicura la vita delle persone che vivono a nord di Israele. Questa appena descritta è solo una delle diverse operazioni in corso per garantire una difesa più efficace dei cittadini israeliani. Ovviamente, se il nuovo governo siriano sarà disposto a iniziare un rapporto di collaborazione con Israele, la necessità di mantenere un controllo sull’Hermon verrà meno e una restituzione sarà possibile a fronte di opportune garanzie.
Quindi, ora che abbiamo capito cosa fa una nazione per difendersi dalle minacce esterne, è tempo di chiedersi cosa stia facendo la nostra, o meglio l’intera Europa, sospesa tra un immobilismo criminale e l’avversione aperta di molti a iniziative attive di difesa e deterrenza. Questo, prima o poi, reclamerà un doloroso tributo di sangue e sofferenza da parte di tutti noi.
I fatti esposti in questa nota per esplicitare il razionale delle operazioni militari sulle alture del Golan, sono in parte tratti da informazioni del bollettino militare delle IDF e non sono segreto militare. Se a diffonderle deve essere un privato cittadino, per quanto parte in causa, e non un media ufficiale, è precisa responsabilità del livello dilettantistico dell’informazione italiana che confonde la nozione di bossolo, cartuccia e pallottola, ma pretende di dare spiegazioni di alta geopolitica infarcite di dottrina ideologica.
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